SUICIDARSI, NO

Attraverso i social network, i blog, i siti, i giornali e la televisione passano notizie di giovani e giovanissime che si tolgono la vita. Foto spietate di storie con una brutta fine ci ruotano intorno e lo strazio dell’evento toglie spazio alla riflessione. Cosa pensare del suicidio? Pubblico qui di seguito una breve opinione scritta in proposito da una mia alunna, Dayana Cisneros, della classe II BTM dell’Istituto tecnico “Caterina da Siena” di Milano

L’adolescenza è quel tratto di età evolutiva caratterizzata dal passaggio dallo stato infantile a quello adulto. Alle scuole medie già si entra nel mondo adolescenziale, che è un tratto di tempo che coinvolge una larga fascia di età, dai dodici anni ai diciotto, più o meno.

Ci dicono che abbiamo tutta la vita davanti,che siamo in un periodo di gioventù piena di risorse e di energie, che possiamo esplorare il segreto delle cose, degli altri, dei luoghi. Ma è una fase molto dura per ognuna di noi: cambia il modo di vedere il mondo fuori di te, di vedere il tuo corpo e i tuoi pensieri e ti accorgi che pochi riescono a capirti, soprattutto gli adulti che sembra ti stiano troppo addosso anche quando stanno solo cercando di aiutarti.

Ci sono moltissime ragazze che, quando sono in questa fase, cadono in depressione, si sentono inutili e molte volte hanno vergogna di sé stesse, di ciò che non riescono a fare bene, delle relazioni che non riescono a stringere, di quello che non possono avere e allora ricorrono all’alcool, alla droga, si mettono a tagliarsi o, nel peggiore dei casi, decidono di suicidarsi.

Una sola causa dietro al suicidio non c’è: potrebbe essere trovata in quella famiglia che non ti ha lasciato un posto adatto, perché o era troppo stretto o troppo largo per la tua misura, potrebbe stare nelle storie amorose che non funzionano o in una società che il posto non te lo lascia proprio, molte chiacchiere e pochi fatti per il tuo futuro.

L’ambiente della scuola è l’unico luogo in cui le ragazze possono stare al centro dell’attenzione, di adulti e coetanei, ma alcune volte è anche un posto brutale e malizioso dove chi è più fragile si sente emarginata, esclusa dal gruppo, non si sente aiutata da nessuno e alla fine non riesce a sopportare il peso della sofferenza di essere messa da parte, di essere spinta fuori dal giro, lontano da tutti e ricorre al suicidio come via di fuga dal mondo. L’esclusione è una violenza forte per l’identità, specie di chi è adolescente. Questo fa male e, quindi, un gesto disperato come quello di farla finita si può capire. Si può capire ma non accettare. Io non riesco ad accettarlo.

Per volere morire ci si deve sentire veramente un grande fallimento dentro, ma la vita è troppo bella, troppo piena di avventure per interromperla così presto. Ci saranno sempre degli alti e dei bassi nelle nostre storie, eppure … se ogni adolescente si suicidasse a causa di una sofferenza pesante, allora saremmo morte già in tante, anzi quasi tutte.

E voi che ne pensate?

Dayana Cisneros

Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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