OLTRE IL MURO
Una mia studentessa del quinto anno di liceo classico mi ha consegnato questa storia al posto del saggio breve che aveva come focus il DDL sulle unioni civili e la stepchild adoption ed ho pensato che “andare fuori tema, ops saggio breve”, qualche volta sia proprio da lodare.
Sono Elia, ho sedici anni e ho perso mio padre. Se ne è andato quando ne avevo appena compiuti nove. All’improvviso il funerale e fino ad ora sistematiche visite al cimitero, la domenica mattina, alle nove. Mia madre, Eva, è una donna molto forte, che ha sofferto in silenzio per alleviare il mio dolore. Qualche anno dopo l’ho vista riprendersi a poco a poco, impercettibilmente. Un giorno, senza preamboli, mi spiegò che era finalmente riemersa dal buco nero nel quale la morte di papà l’aveva gettata, nonostante la voragine che aveva nel petto non sarebbe mai più stata risanata da nulla. Tutto merito di Anna, che era riuscita finalmente a farla riaffacciare sul bel panorama della vita. Non mi disse altro, né specificò la natura del loro rapporto, ma ne presi atto senza chiedere nulla. Tempo dopo conobbi Anna, alla quale ero segretamente grato per essersi affacciata nel grosso buco nero che mamma aveva nel petto, illuminandolo con una piccola luce. Mi fu subito molto simpatica, scherzavamo e giocavamo insieme per ore intere. Mamma sorrideva sempre, come da tempo non faceva più, e quando Anna si fermava a cena entrambi eravamo felici.Poi però, spesso, iniziò a trattenersi anche dopo cena e le mattine seguenti me la ritrovavo in cucina a preparare la colazione. Mi sorrideva, io non ricambiavo. Le amiche di mamma dopo cena se ne tornavano tutte a casa loro! Un pomeriggio, mentre mia madre guardava la tv, le chiesi perché Anna dormisse così spesso da noi e se avesse oppure no una casa: in tal caso sarebbe stato davvero un bel gesto da parte nostra ospitarla per qualche tempo. Non avrei mai preso in considerazione ciò che stava per dirmi. Non lo accettavo, non lo capivo, lo rifiutavo: tutti i miei compagni a scuola dicevano che i gay fanno schifo e io stesso ridevo alle loro battute. Non avrebbero mai dovuto saperlo. Non parlai più né con mia madre né con Anna. Mostravo ad entrambe la mia totale indifferenza e quando le vedevo insieme le guardavo in cagnesco. Un giorno combinai un bel guaio spifferando tutto alla nonna : entrò in casa come una furia e gliene disse quattro ! Usò parole come “vergogna”, “malattia”, “contro natura”. In un primo momento mi sentii fiero, poi in colpa. Una domenica come tante andammo al cimitero da papà e io piansi durante tutto il tragitto perché non volevo venisse anche Anna. Cosa c’entrava lei ? Quella era una cosa mia, mia e di mia madre ! Non doveva venire lì. Poi la vidi chinarsi sulla tomba, togliere i fiori secchi, sostituirli con quelli nuovi mentre mia madre aveva gli occhi chiusi e una mano sulla lapide. Aveva toccato la mia intimità. Da quel giorno sono cambiate molte cose. Anna vive ormai con noi e pochi giorni fa è stata approvata una legge che permette alle coppie omosessuali di sposarsi. ” No Elia, non è un matrimonio. E’ un’unione che ci riconosce, di fronte allo Stato, diritti fondamentali per due persone che si amano”, così mi ha detto Anna ieri. Meglio! Almeno siamo una famiglia originale. Dice anche che finalmente se una delle due si dovesse ammalare, entrambe avrebbero il diritto di recarsi in ospedale ed essere riconosciute come familiari. Non come quando mamma ha avuto un infarto e Anna ha aspettato per ore fuori dalla stanza senza neanche poterle stringere la mano. Oggi sul tavolo della cucina ho trovato un articolo. ” Gli omosessuali non possono crescere bene i figli, è una situazione in cui manca la madre o il padre, sono figure fondamentali per l’equilibrio del bambino” e ancora ” Questo provoca danni e sofferenze. Un uomo e una donna sono diversi e il bambino deve poter conoscere entrambi, hanno strutture emotive diverse. Questo è costitutivo di una famiglia”. La mia attenzione si sofferma sull’ultima frase : io, mamma e Anna non siamo una famiglia ? E poi, che problemi dovrei avere io ? Forse gli altri hanno problemi con me. Noi ci divertiamo sempre molto, Anna mi aiuta a fare matematica e la sera spegne la mia televisione quando mi addormento. Lei e la mamma sono felici insieme e ogni tanto discutono perché entrambe sono testarde. Io credo che questa abbia tutte le caratteristiche per essere chiamata famiglia: mi sento a casa quando guardo il volto di Anna e la mia vita ha forse un valore aggiunto ora. Di figure maschili ne ho vissute e ne frequento molte, dagli zii ai miei amici. Non saranno di certo come un genitore, ma non mi sono estranee e io stesso ho piena consapevolezza di chi sono. Le difficoltà non le trovo dentro di me, ma fuori di me : negli sguardi inorriditi, impauriti e diffidenti di qualcuno a scuola, delle famiglie accanto al nostro tavolo al ristorante, dei passanti quando gironzoliamo per il centro. Mi chiedo perché si cerchi il problema in chi vive certe situazioni e non in chi le guarda con disprezzo dall’esterno. Io personalmente ho avuto la fortuna di vedere accanto a mia madre una persona attenta, premurosa e amorevole. Non escludo che di donne e uomini orribili ne sia pieno il mondo e in egual misura entrambi avrebbero potuto far soffrire prima mia madre, poi me. Infatti il problema non risiede nella famiglia omosessuale, ma nei componenti della famiglia omosessuale come di quella etero : tutto dipende da che persone siamo e quanto amore siamo disposti a dare o a ricevere senza limiti formali o culturali, liberamente. E’ questo che ho imparato. Il mio muro era alto e resistente, lo avevo alzato con tutte le forze e la rabbia che avevo, ma chi ci tocca nell’anima può far cadere anche quello più imponente
Camilla Garofani 5EC Liceo classico “Aristofane” di Roma
Caro Elia, la tua storia fa cadere giù mattoni, barriere, dogane. Hai ragione: ciò che ci spaventa lo teniamo alla larga. Solo se ci “tocca nell’anima” riusciamo a fargli spazio. Le abitudini sono nemiche del pensiero e strangolano le passioni. La fortuna è di chi, come te, ha l’occasione di provare sulla pelle l’effetto di famiglie fatte da genitori dello stesso sesso. Perché rompere il muro fa vivere la libertà. Complimenti a te, a ciò che hai sentito e che hai fatto sentire a chi ha letto le tue parole.