RAGAZZI DI CAMORRA
-di Pina Varriale, Piemme, pagine 203 –
Ecco la recensione di un libro perfetto per studenti e studentesse di terza media: mette a tema la legalità, lo sfruttamento dei minori, lo spaccio con un linguaggio vivido. Qui di seguito la recensione di Carlo Papagni, un alunno della classe 3ˆB della scuola media “Matteo Ricci” di Milano. Buona lettura.
La storia
La vita di Antonio, un ragazzino di Napoli, cambia completamente il giorno del matrimonio di sua sorella Letizia con Bruno perché sua madre lo manda a vivere con loro per nasconderlo ai controlli dei servizi sociali.
Antonio accetta a malincuore e si trasferisce a Scampia dove inizia la sua nuova vita. Bruno, il cognato, che è sempre stato gentile con lui, ora lo tratta con disprezzo, lo obbliga a vendere la droga davanti a scuola e lo prende a cinghiate se guadagna poco.
Nel frattempo Antonio si fa degli amici con i quali si diverte, mentre porta avanti i criminosi piani che Bruno lo obbliga a fare. Questa nuova vita viene scossa da lutti e piccole gioie, come la morte del suo migliore amico Genni o la nascita di suo nipote Mariolino. Incontrerà Arturo, un adulto che passo dopo passo lo aiuterà a rifarsi una vita …
Il protagonista
Antonio è un ragazzo di dodici anni, veste abiti di marca falsi e ha un comportamento molto ribelle, nel senso che se non gli va di fare una cosa – a meno che non venga obbligato – non la fa; questo è ciò che mi ha colpito principalmente di lui, perché è ancora un ragazzo e sa già tenere testa a persone molto più grandi di lui, anche rischiando molto, soprattutto quando ruba i portafogli negli autobus dove viene scoperto più di una volta o quando scappa dagli agenti dei servizi sociali.
La citazione
Mi hanno colpito le ultime righe del libro:
“Adesso c’è una striscia più chiara su quei tetti, è un giorno nuovo”.
Perché fanno riferimento all’alba che si vede all’orizzonte, lascia capire che può iniziare un’altra vita per Antonio. Le parole mi ispirano fiducia e credo che l’autrice abbia scritto queste poche righe appunto per questo motivo, per dire a tutte le persone che hanno letto o leggeranno il suo libro che c’è sempre un lato positivo nella vita e che non bisogna mai arrendersi e farsi mettere in ginocchio da persone che vogliono obbligarti a fare una vita contro la legge.
La scena
Mi ha più colpito quando Bruno picchia Antonio così duramente che lo manda in ospedale con diverse fratture; mi ha turbato perché per me non esiste al mondo un motivo per il quale si deve usare violenza su di un ragazzino, è una cosa da vigliacchi oltre a essere una cosa orribile, da mostri. Mi disgusta inoltre il motivo per il quale Bruno lo colpisce: solo perché si rifiuta di lavorare per l’Inglese (il capo della camorra di Napoli). Anzi per me Antonio ha fatto una mossa giusta cioè ribellarsi agli sfruttatori.
Il voto
A questo racconto do il massimo, 10, perché mi è piaciuto tanto: da questo libro si può imparare moltissimo, perchè ti mette in guardia dal consumo della droga che è sempre più utilizzata, non solo a Napoli ma in tutto il mondo e ogni anno miete milioni di vittime, anche adolescenti. A me questo libro insegna com’è vivere in un mondo in balia della malavita che usa la droga per fare affari sulla pelle dei giovani.
Carlo Maria Papagni