MADRE

 

– di Bong Joon-ho, Corea del Sud 2009, durata 2h 9m –

No limits

A CHI A chi ha più di 16 anni, frequenta il genere thriller e ha voglia di vederne uno che ha scavalcato i soliti orizzonti e ha tracciato una pista davvero stupefacente.

PERCHE’ Per riempire i pensieri estivi con un potente dilemma morale scatenato da una madre che, per salvare la pelle del figlio, rompe regole sacre.

IL FILM Si agita con mosse scomposte il corpo della donna circondata da un mare di erba ingiallita dal sole che riempie tutto lo spazio della primissima inquadratura; il suo sguardo ti fissa immobile e poi si perde, poi ritorna da te e ti trascina lontano, nella sua storia. La donna è madre, non conosce altra identità che quella di essere in relazione alla sua creatura, e succhia e soffia la vita nelle sue vene. Lui, la sua creatura, è un ragazzo con lo sguardo distante dalla realtà, ingoiato da una severa immaturità mentale che la madre protegge ogni momento dividendo il suo letto con lui, trattandolo come un bambino che invece non è più. Il tempo si è fermato e ha congelato il loro legame amoroso in un rapporto che se ne frega del mondo esterno e sta in bilico sul bordo di un’amara follia. Ma il tempo è costretto a muoversi e riprendere la sua corsa quando viene trovata assassinata una ragazza. Chi è stato? L’accusa intrappola il figlio e la madre mette in moto ogni strategia per seguire le orme del colpevole e restituire la libertà al suo amato. Sarà sudore e tremore.

LO STILE Un film che fa il suo dovere portandoci lontano dalle nostre consolanti rappresentazioni del quotidiano e ci infila in un mondo impoverito, imbruttito, raffreddato dalla fatica, dalla sfiducia, dalla paura. Capanni, strade sterrate, baracche, stracci, detriti sbocciano tutto intorno descrivendo un profilo sociale abbassato ai minimi termini in cui la dimensione simbolica dell’amore e della morale si intrecciano e danno vita a un giallo che è anche una fiaba oscura, un saggio sociologico e soprattutto una panoramica poetica sull’amore e le sue malefatte.

I TEMI Sono tanti e non facili da snodare. Spicca il degrado sociale e culturale che mette all’angolo la prorompente energia della gioventù, stanca gli occhi degli adulti e trascura gli anziani. E soprattutto si fanno largo l’amore e la colpa vissuti oltre ogni limite accettato e compensati dalla bellezza della natura che, sullo sfondo di una colonna sonora dolce come l’acqua che scorre in pianura, salva il tutto. Anche il male che sgorga dall’amore materno.

DA VEDERE Per lasciarti toccare da una storia che sposta gli occhi verso un visibile urticante  e sposta i riflettori su un indicibile amore che solo quella madre e quel figlio sanno capire. Ma anche noi ci vogliamo provare.

 

Cristiana La Capria

Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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