-di Andrew Stanton e Angus MacLane, USA 2016, durata 97 minuti –
Perdere la rotta della ragione
A CHI? Ai grandi che prendono le vitamine per rinvigorire la memoria e la usano per ricordare gli appuntamenti di lavoro da inserire in agenda, dimenticando chi li ama.
PERCHE’? Per disimparare a proiettare le azioni e i pensieri in piani troppo definiti, per vivere sull’onda degli imprevisti, delle congiunture, delle occasioni. Per perdere la memoria e ritrovarla altrove.
IL FILM: Sprofondare nelle viscere del mare e sentire lo spessore dei colori densi della vita che sta là in fondo. Alla ricerca di Dory è una corsa alla memoria, un inseguimento appassionato, sulle tracce di ricordi mancati, lungo il selciato degli affetti memorabili delle origini. Questo è il centro narrativo del film, che ha rischiato nel proporsi come sequel dell’azzeccatissimo Alla ricerca di Nemo, senza però invidiargli proprio niente, anzi. Lo stupore dello sguardo della pesciolina azzurra che incarna con poesia tante delle debolezze umane, è penetrante come i suoi pensieri: non ricorda ciò che ha appena detto e fatto, non fa in tempo a progettare un’azione che già l’idea è cancellata, ma il suo ragionare incanta e spiazza. Svanita? Ingenua? Persa? Lei interpreta una fragilità che è anche una forma di intelligenza fuori dal comune, capace di leggere il mondo con lenti capovolte, disattenta ai nomi, alla funzione degli oggetti, al risultato concreto dei processi, ma sensibile ai legami, alla lealtà, alla fiducia nell’altro. Un film carico di bellezza visiva, narrativa, esistenziale. Una storia di formazione capovolta, che fa saltare i punti fermi dell’immagine di vita sensata, pianificata, concreta e sostanziosa propria dell’idea di successo codificata nel nostro Occidente. La vita è scoperta di fondali, di correnti improvvise, di fluttuazioni, di incontri intrecciati, altri svaniti, poi ritrovati. Una lezione che sembra destinata soprattutto ai grandi, a quelli che stanno attenti a tenere sveglia la memoria a breve termine per portare avanti il lavoro della giornata e lasciano perdere il senso dei legami che segnano nel tempo l’identità. Dory vaga e divaga nel profondo blu del mare, ma poi si impiglia nel nodo fondamentale, la memoria di mamma e papà, ora che lo sa, non può non cercarli, ora che si è ricordata di loro si impegna a ritrovarli e si butta in situazioni pericolose con slanci di coraggiosa intraprendenza. Ci rallegra, ma anche ci fa pensare la sua capacità di seguire la scia adattandosi alle onde, senza progettare troppo, senza irrigidire l’orizzonte su traiettorie fisse. Questo è un film che risveglia la memoria delle cose che contano, che recupera il passato e spinge verso un futuro in grado di trascinarci in avventure sorridenti fino al centro di quell’universo marino che sta dentro di noi.
Cristiana La Capria
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