COME ANALFABETIZZARE LA SCUOLA

Che la scuola sia la prima Istituzione in Italia ad essere chiusa in caso di maltempo, ad essere travolta da leggi insensate, ad essere penalizzata, criticata, credo ce ne siamo accorte, non è necessario nessuna arte persuasoria. E’ la prima dunque, ma non come intendiamo noi, quella centrale e indispensabile, ma un’istituzione che fa più le veci di un parco giochi per bambine e bambini, ragazze e ragazzi a cui i genitori si rivolgono non per un accrescimento culturale della loro prole, ma solo per una sistemazione temporanea e un intrattenimento soft.

La scuola è stata ed è per i numerosi governi, un laboratorio dove sperimentare e spesso far esplodere bombe di insensatezze, miscele ibride di metodologie inappropriate, senza conoscere e studiare gli elementi da cui è composta; penso alla tegola dell’Alternanza scuola lavoro che è precipitata in un contesto che non poteva riceverla, se non rompendo la sua struttura originaria.

Saggio sarebbe studiare i programmi ,le finalità, le diversità dei nostri Istituti prima di uniformarli arbitrariamente. Io insegno in un Liceo classico e da più di venti anni aspetto che vengano ripensati i contenuti, fermi quasi alla Riforma Gentile: I Promessi sposi  nel biennio si leggono ancora per un anno intero, La Divina Commedia  si legge in tutto il Triennio.  Si fa Letteratura, paradossalmente, senza bisogno di leggere i libri, sono sufficienti delle antologie che illustrino le vite degli scrittori, riassumano le loro poetiche, proponendo dei brevi e insipidi brani. Sarei pronta a toccare anche il tasto doloroso delle lingue classiche e quello dell’arretratezza delle materie scientifiche, per non parlare della filosofia che sembra non riuscire mai ad affacciarsi alla contemporaneità, ma sarà per una prossima volta.

 Poi ci siamo noi docenti. La nostra professionalità, la nostra passione culturale, il nostro sostegno all’ampliamento degli interessi di chi ci sta di fronte tutti i giorni, il nostro impegno per la costruzione di individualità più forti e civili sembrano essere trascurate dai più, eppure ancora molte e molti di noi sono modelli, riferimenti, interlocutori speciali. Tutto cambia intorno a noi e la scuola perde sempre più il suo valore, ferita da un’assenza di riconoscimento sociale e di merito, da un abbassamento dei livelli culturali, dalla finta innovazione tecnologica che risulta più un’urgenza dei governi  che della scuola stessa. L’imperativo edulcorato è la promozione, a tutti i costi, perchè solo con un’alfabetizzazione coatta cresce il Paese, ma che tipo di alfabetizzazione? Forse con l’analfabetizzazione della Scuola.

Stefania Zambardino

Docente di materie letterarie in un liceo romano, bibliotecaria, curatrice di una rubrica on line “Leggerete” di studi di genere, appassionata femminista umanista informatica, immersa nel mondo dei libri e degli ebook.

11 risposte

  1. lucia goletti ha detto:

    …non avresti potuto dare ai miei stessi pensieri una voce più chiara e più veritiera, cara collega.

  2. Cristiana ha detto:

    Mentre leggevo la rabbia lievitava. Le tue parole spesse hanno dato fin troppo onore a una condizione penosa che tutti vogliono ma di cui poi si lamentano. La scuola è un luogo che i più percepiscono come “prigione” (la metafora in assoluto più usata dalle mie alunne e alunni); la scuola è un’idea di cui tutti parlano, che chiunque critica, che pochi conoscono davvero. E buona parte delle docenti è ormai ispirata alla filosofia del si salvi chi può. Ma noi, Stefania, parliamo un’altra lingua e, anche se in poche, non siamo sole.

    • Stefania Zambardino ha detto:

      Sono fiera di parlare un’altra lingua, so che ci sono quelle che come te la comprendono

      • Marco ha detto:

        Un’idea dirompente per sottrarsi al dominio di una politica che non sa neppure di cosa si stia parlando. Liberiamo la scuola. Diamo un voucher alle famiglie. Il cui valore consenta di remunerare i docenti in modo adeguato, pagare le spese generali e ammortizzare gli investimenti relativi alle strutture. Stabiliamo gli standard nazionali sui programmi, gli obiettivi e le competenze. Lasciamo allo Stato il solo compito di vigilare il rispetto delle regole. A quel punto docenti come voi potranno aprire scuole pubbliche libere e progettare un’offerta formativa frutto della vostra esperienza e professionalità. E le famiglie saranno libere di scegliere. Sono convinto che col tempo si tenderà al meglio e resteranno in campo solo coloro che sapranno offrire opportunità di crescita culturale di qualità.

  3. Sabrina Angela Ferri ha detto:

    Ottima riflessione. Oggi la scuola è per molti – alunni e docenti – un male necessario e inevitabile, quando invece dovrebbe essere un luogo di piacere, dove i giovani hanno la possibilità di arricchirsi e di evolversi e i docenti la gratificazione di accompagnare le giovani generazioni verso questo importante traguardo. La costante burocraticizzazione della scuola – perseguita con tenacia dai vari governi che si sono susseguiti negli ultimi decenni – l’ha snaturata, ne ha fatto un luogo arido e “dull”, piatto, amorfo. Unici eroi isolati rimangono alcuni insegnanti – non tutti – che continuano a trasmettere amore per il sapere, che aiutano i propri studenti a sviluppare una coscienza critica, che non rinunciano al proprio ruolo di educatori. Speriamo nei prossimi politici, si spera illuminati … anche se girano nomi in rete che fanno accapponare la pelle.

  4. Guido Viola ha detto:

    Ho conseguito la maturità classica nel 1960: già allora si discuteva della necessità di superare la riforma Gentile. Poi ci fu la pseudo rivoluzione culturale del ’68 (ero già magistrato), poi i Decreti-delegati, ma sempre riforme a metà, riforme che abortivano o che non conseguivano lo scopo per cui erano state avviate. L’analisi della professoressa Zambardino, sullo stato della scuola di oggi, è amara, ma puntuale. La scuola non dà una adeguata preparazione,ma dovrebbe fornire gli strumenti mentali per affrontare con consapevolezza il cammino della vita. Gli alunni sono la materia grezza e dovrebbero essere i docenti a plasmarla. Ed allora occorre formare professori, come Zambardino, ben preparati e adeguati, ma per far ciò Lo Stato dovrebbe rivalutare la funzione sublime dell’insegnamento, dando nuovo impulso,nuova dignità a tale attività sia sul piano sociale che sul piano economico, per conferirle il prestigio che merita.

  5. ALESSANDRA ha detto:

    La visione di questo articolo è catastrofica. Le cose vanno, in molti casi,meglio di quanto è stato descritto. L’articolo non mette in evidenza quanta autonomia ci sia nel lavoro dell’insegnante che può fare molto, superando facilmente brani noiosi….proponendo anche letture che possano interessare di più.
    È questa la magia ….del nostro lavoro. La possibilità di creare e sperimentare ogni giorno, con i ragazzi, metodi e strumenti; guidando discussioni sugli argomenti che più li animano, prendendo spunto dalle tutte le materie di studio. Lo scopo è quello di dare vita a una scuola che coltivi la capacità critica di ogni allievo.

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