di Clint Eastwood, USA 2018, durata 116 minuti.
Sul filo della vecchiaia
A CHI? Agli adulti che si sentono addosso più di ottant’anni, a quelli che credono di rimanere sempre giovani. Ai pessimisti.
PERCHE’? Per imparare dal passato e assaporare l’ampiezza dello spettro di possibilità – legali e illegali – che si ritrova davanti chi sfiora i novant’anni. Per guardarsi indietro evitando di inciamparci dentro. Per affrontare la paura della morte.
IL FILM
La storia
Un uomo in età avanzata fa il floricultore; alleva piccole anime vegetali invece che darsi da fare con gli umani. Troppo impegnativi. Difatti la sua impreparazione relazionale gli ha provocato un divorzio e una figlia delusa. Quando si ritrova al verde, per raccogliere quattrini, si va a ficcare in una grossa rete di traffico di stupefacenti. Trasgredisce le regole che il cartello messicano gli impone, cambia strada, non segue la tabella oraria di marcia, si mette a chiacchierare con chi non deve. Eppure, il suo comportamento un po’ distratto e un po’ gaudente lo rende un corriere perfetto, perché imprevedibile, un bersaglio difficile per gli sbirri che gli danno la caccia.
I temi
Questo è innanzitutto un film sulla vecchiaia, interpretata crudamente dal corpo dello stesso Clint Eastwood che non attenua le rughe che imperversano sul viso, non simula fluidità nelle movenze, non esaspera una postura tonica. L’ossatura del plot (tratta da una storia vera) viene rimpolpata dal tema della senilità che si porta dietro dolori e fatiche, errori, espiazioni ma anche ironia, leggerezza, candore.
Il profilo della vecchiaia viene tratteggiato con sincerità e questa lascia sbocciare il nucleo tematico dell’intera opera: alla fine dei giochi quel che resta è la relazione. Con quelli che ami, che riempiono il vuoto intorno.
Al sodo questo film ci arriva attraverso i primissimi piani del protagonista che porta su di sé le tracce allegre e drammatiche di chi ha voluto osare, di chi sta in bilico perfetto tra l’ombra di azioni orribili e la scanzonata irriverenza e si può permettere di superare il limite della legalità proprio quando ormai è sul viale del tramonto. Sullo schermo si riflette, senza pudore, la pelle dove stanno le tracce del brutto, degli sbagli, ma anche la trama di una vita che continua a srotolare il suo nastro vitale.
Da vedere …
per apprezzare un film equilibrato, denso, audace, che assegna un compito importante ai silenzi, ai volti, alla storia nascosta dietro la cinepresa. Ciascuno degli spettatori e delle spettatrici in sala potrà riconoscere la propria. Senza dubbio.
Cristiana La Capria