– da Cristiana La Capria –
Sono stata a Budapest e vorrei suggerire a voi che insegnate di andarci. Ecco il mio elenco con dieci motivi per spingervi a fare un giro nella capitale dell’Ungheria. Uno. Il mestiere che facciamo riceve un notevole riconoscimento sociale perché a chi esibisce la carta di identità con su scritto insegnante è consentito entrare in tutti i musei, mostre, spettacoli teatrali gratis, dico gratis. Non so a voi, ma a me è capitato spesso in Italia di provare a chiedere almeno una riduzione nei siti artistici e museali da visitare ma in città come Milano, Verona, Bologna e tante altre mi è stato detto “no, nessuna riduzione agli insegnanti”, qualcuno ha specificato “solo se presenta una copia del cedolino del mese in corso si può prendere in considerazione la cosa”. Quindi per ammirare la cultura e sentirsi gratificati/e è bene andarci a Budapest. Due. I siti museali ed artistici sono francamente affascinanti. Le vicende intricate che hanno reso Budapest teatro di guerre e di distruzioni l’hanno resa forte, ricca di documenti architettonici e artistici di notevole spessore. Raccomando il Palazzo Reale con il suo Museo nazionale ma anche il Museo del Terrore che, sebbene troppo implicito nella costruzione del percorso di visita, fa ragionare e anche tremare davanti agli orrori del nazismo e del comunismo patiti dall’Ungheria. Tre. La cucina ungherese vanta poche specialità a parte il gulasch, ma propone una ampia varietà di cucina vegetariana di altissimo livello e a bassissimo prezzo. Noi ci siamo innamorati di un localino di nome Napfényes Etterem dove andavamo ogni giorno a mangiare riso, verdure, piatti croccanti e morbidi dai sapori inusuali e torte, dolci e crostate gustose senza pagare mai più di 20 euro in due. Occasione succulenta. Quattro. Abitanti del posto, che paiono di una bellezza non sfacciata ma solida, sono molto disponibili ad aiutare chi non si orienta con la mappa e chi non spiccica una parola di ungherese: sorridono e rispondono in perfetto inglese. Cinque. Passeggiare sui ponti e ammirarli da lontano. Sono ponti enormi, eleganti, maestosi e fermamente radicati su di un immenso Danubio, tesi ad accoppiare le due parti in cui è sdoppiata la città: Buda e Pest. Sei. Immergersi nelle acque termali super benefiche e spesso incastonate in edifici con architetture veramente particolari è una vera goduria per la pelle e la mente. Sette. Assaggiare il fantastico kurtoskalacs, un cilindro di farina zuccherata morbida dentro e croccante fuori servito in una plastica trasparente. Buono da leccare i baffi e da fare ritornare bambini/e. Otto. Ricordare che la città di Budapest è stata sempre offesa militarmente, dai romani ai turchi, agli austriaci, dai nazisti di Hitler ai comunisti di Stalin eppure si è rialzata con dignità, anche se profonde sacche di miseria e disperazione animano la periferia e si affacciano fin dentro la parte turistica della città a dire a noi turisti che non tutto è bello. Nove. E’ il voto che darei ai mezzi di trasporto pubblico che si fanno forti di un ottimo e puntuale sistema di metropolitana, di una linea di treno veloce che attraversa il Danubio, tram di rara bellezza, autobus e poi biciclette, traghetti e battelli. Non manca proprio niente. Dieci. Come gli applausi che farei a una città di cui vedere la storia, le rovine, le vittorie, le bellezze, la forza, la gentilezza e la capacità di ricordarsi che quando l’insegnante va per conto proprio a visitare un museo non avrà mai un ritorno solamente di tipo personale, mai. L’insegnante che viene a conoscere di più sa di più e insegna meglio, sempre. Questo gli studenti e le studentesse lo sanno, e anche gli ungheresi.
Cristiana La Capria