di Sherry Turkle, Codice edizioni, Torino 2012, pagine 423
– Le ombre della vita sociale in epoca digitale –
A CHI: a studenti/esse dai 16 anni in su, a docenti e genitori
PERCHE’: per rispecchiarsi nelle abitudini ormai consolidate di comunicare quasi totalmente tramite dispositivi elettronici e per riflettere sulle serie ricadute che possono darsi nelle nostre vite che sono connesse ma, in fondo, sole.
IL LIBRO: Chi scrive è una psicoanalista con marcate competenze di ricerca nel campo delle tecnologie di comunicazione e di informazione che da anni lavora come docente al MIT . Con un linguaggio amichevole, eppure lucido e argomentato ci trasporta nei meandri del rapporto sempre più stretto che noi umani intratteniamo con oggetti non umani per mezzo dei quali rimaniamo connessi virtualmente. Noi e loro, le macchine tecnologiche senza cui non sappiamo stare, di cui non riusciamo a fare a meno. Ma chi siamo? E chi stiamo diventando? Una serie di abitudini ormai diffuse in gran parte delle società occidentali come chattare, inviare e-mail e sms, definire profili sui social network vengono descritte con spirito critico ma non giudicante, ci viene proposto uno scritto dal piglio acuto che è capace di farci sollevare le sopracciglia e arricciare la fronte perché è quasi impossibile non ritrovarsi in almeno la metà delle parole scritte e comprovate con esempi tratti da lunghe ricerche, interviste e questionari proposti alla iper-connessa popolazione del web americano. Ci sentiamo soli ma teniamo a distanza l’intimità, ci connettiamo ma interrompiamo l’esplorazione relazionale a nostro piacimento. Acquistiamo “robot sociali” come cani e bambini meccanizzati per avere compagnia ma non telefoniamo all’amica perché è troppo stancante, preferiamo messaggi di testo. E questa dipendenza da sistemi di connessione ormai portatili soffoca gli studenti “nativi digitali” non meno che gli adulti “immigrati digitali”. Abbiamo cose in comune di cui prendere atto. E parlare. Un libro interessante e intelligente, come pochi. Quasi necessario.
Cristiana La Capria
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