IPAZIA. VITA E SOGNI DI UNA SCIENZIATA DEL IV SEC. D.C.
di Antonio Colavito e Adriano Petta ,La Lepre Edizioni 2009, p.352
Ipazia, un nobel negato
A CHI? studenti e studentesse dai 15 in su /alle e ai docenti
PERCHE’? E’ solo dalla scuola che può iniziare il disseppellimento di donne e di storie che una cultura misogina ha drasticamente cancellato.
“Ipazia era nata ad Alessandria d’Egitto intorno al 370 d.C., figlia del matematico Teone. Fu barbaramente assassinata nel marzo del 415, vittima del fondamentalismo religioso che vedeva in lei una nemica del cristianesimo, forse per la sua amicizia con il prefetto romano Oreste che era nemico politico di Cirillo, vescovo di Alessandria.(…) L’assassinio di Ipazia è stato un altro atroce episodio di quel ripudio della cultura e della scienza che aveva causato molto tempo prima della sua nascita, nel III secolo dopo Cristo, la distruzione della straordinaria biblioteca alessandrina, che si dice contenesse qualcosa come 500.000 volumi, bruciata dai soldati romani e poi, successivamente, il saccheggio della biblioteca di Serapide. Dei suoi scritti non è rimasto niente; invece sono rimaste le lettere di Sinesio che la consultava a proposito della costruzione di un astrolabio e un idroscopio. (…) Ipazia rappresenta il simbolo dell’amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatto grande la civiltà ellenica. Con il suo sacrificio comincia quel lungo periodo oscuro in cui il fondamentalismo religioso tenta di soffocare la ragione.” Queste righe sono tratte dall’introduzione di Margherita Hack ad un libro imperdibile. Ipazia sosteneva che ragione e religione possono coesistere, camminare assieme, sostenersi, rispettarsi, mentre i “grandi padri della Chiesa” Agostino e Ambrogio che” la sola ragione porta alla morte” e ” se tu cominci a far funzionare la mente di tutti gli uomini è un caos”. Il patto scellerato tra Impero romano e Chiesa cristiana ha interrotto per circa 1200 anni un percorso scientifico che oggi avrebbe sicuramente portato a migliori e più avanzati risultati. Il cristianesimo, in quel momento, ha gettato i semi più velenosi e inestirpabili della misoginia, portando avanti una crociata contro la donna e quello che rappresentava, “immondizia” questa la parola usata da Agostino. Ho conosciuto Adriano Petta a scuola, è stato invitato per discutere di Ipazia, scienziata poco nota ai tanti, e il pubblico composto da studenti e studentesse aveva letto appassionatamente il suo libro. L’atmosfera era calda e stimolante e non certo asettica come molte presentazioni di libri a cui ho assistito. L’autore, un uomo illuminato, studioso sensibile e intelligente, ha saputo cogliere aspetti profondi di un conflitto tra religione e scienza, evidenziando quanto la figura femminile ne sia rimasta schiacciata; ha invitato le ragazze presenti a studiare materie scientifiche e a mostrare la loro eccellenza in discipline cui poco sono orientate e non solo. Credo che iniziare a denunciare quanto la nostra cultura, anche scolastica, sia permeata di discriminazione e di sessismo, di ipocrita miopia, possa liberare le menti delle nostre e dei nostri giovani da sguardi obliqui e ristretti.
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