di Daniele Gaglianone, Italia 2013, durata 96 minuti –
Verrebbe da dire che la classe di questo film è anche la mia. Credo che la storia delle sue linee d’onda sociali, dei suoi reflussi emotivi, dei suoi turbamenti politici appartenga anche a molti altri colleghi e colleghe, alla loro esperienza, al loro sentire.
A CHI – Alle/ai docenti
PERCHE’ – Per ricordarci che insegnare è soprattutto sapere ascoltare chi ci sta di fronte, dare loro la voce per raccontarsi, specie se vengono da altrove.
IL FILM- Entriamo con la prima sequenza nello sguardo tormentato di Valerio Mastandrea che procede incerto lungo un corridoio di scuola così squallidamente desolato che gli fa rimbalzare sulla faccia tutto l’abbrutimento del posto. La visione iniziale di quell’espressione dispersa fa quasi paura.
Siamo nella classe di un gruppo di studenti di ritorno, sono quegli adulti che vengono da altri paesi, da altri continenti e vogliono, devono imparare l’italiano. Una classe fatta di facce sofferte e luminose che affondano in storie di paure e guerra, di rabbia e rimpianti. Sulla lavagna il mastro Valerio a Mastandrea fa loro comporre frasi che parlano di emigrazione, di lontananze, di perdite, di speranze e poi corregge gli errori ortografici, corregge la sintassi, corregge la morfologia, non corregge, non può correggere gli sbandamenti esistenziali del ragazzo che fa il cameriere a pochi euro l’ora, della giovanissima che sta in fondo all’aula perché il pancione impaccia i movimenti. Le storie lui, il maestro, le sa ascoltare, non le può correggere. Eccoci allora di fronte a un testo audiovisivo che documenta vicende vere che confluiscono in quel potente centro di gravitazione delle biografie che è l’aula di scuola. Le tecniche di ripresa ci danno la percezione del nostro essere presenti sul posto, tra i loro banchi a sorridere con malinconia degli strafalcioni e dei bisticci di parole che saltano fuori durante le lezioni di quel bravo maestro che sa creare relazioni positive, come pochi sanno.
In partenza, quindi, doveva essere una storia di classe fatta da uomini e donne extracomunitari. Ieri , al cinema Mexico a Milano dove si è presentato in anteprima questo lavoro, il regista Daniele Gaglianone ha raccontato a noi in sala la storia degli imprevisti che hanno portato a cambiare la storia del film pensata in origine. Durante le riprese è successo che a uno della classe il permesso di soggiorno è scaduto e, senza documenti, lui non può recitare nel film, deve andare via. Questo solleva la rabbia degli altri della classe, lo sconcerto del regista, dello staff che decidono di entrare in scena, quindi chi era prima il backstage diventa ora il visibile; la storia imprevista entra e si mescola nella storia prevista e, malgrado alcune dilatazioni che stancano la storia e la sua visione, il film regge e colpisce. Specie grazie a lui, Valerio Mastandrea, che alla presentazione di ieri sera insisteva a ripetere con quella sua ironia un pò umida di tristezza che i confini tra il sé stesso e il maestro nel film non li saprebbe trovare. Non c’erano, forse. Incontrato già come professore delle superiori in “La prima cosa bella” lo rivedo qui, in un film rischioso dove ha voluto doppiare l’esperienza. E ha fatto bene, molto bene. Lui l’insegnante lo fa proprio bene. Ancora bravo!
Cristiana La Capria
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