Racconti di Scuola

LA SEDIA DELL’EDUCAZIONE …

 

Avete mai fatto caso a quante informazioni educative si ricavano da una sedia? O, meglio, dal tipo di uso che si fa della sedia?

Scrivo di getto e in ordine sparso alcune riflessioni sull’argomento.

Mia madre mi racconta che ai suoi tempi, ottant’anni fa, le bambine educate erano quelle che sapevano stare sedute tenendo i gomiti aderenti, quasi incollati al busto, e ricorda che suo padre, per allenare lei e i suoi fratelli alla postura corretta, li obbligava a tenere sotto il braccio dei vocabolari mentre mangiavano a tavola e, se cadevano, erano mazzate.

Ai miei tempi, circa quarant’anni fa, lo sport preferito a tavola e al banco di scuola era dondolarsi avanti e indietro sulla sedia, era una goduria sollevarsi da terra e stare in equilibrio precario su due delle quattro gambe della sedia, lo si poteva fare quando i genitori o la maestra erano distratti, altrimenti si mettevano a urlare cose tipo finiscila sennò poi cadi e ti spacchi la testa.

Quando saliva sull’autobus una persona adulta, subito le bambine e i bambini si alzavano e facevano accomodare al loro posto i più grandi perché così veniva insegnato; spesso neppure si sedevano, i piccoli, perché preferivano rincorrersi per il corridoio affollato e farsi i dispetti agganciandosi alle maniglie alte del tram.

E poi al mare si correva, si facevano le buche sotto l’ombrellone e, se proprio si era stanche, ci si accoccolava sull’asciugamano a colori vicino alla sorellina, mentre la mamma controllava dall’alto della sua sedia che tutto filasse liscio. La sedia, ricordiamolo, era per la mamma e, quando veniva per il fine settimana, anche per il papà.

Adesso, nel 2014, la sedia è un’altra cosa. Adesso, specie a scuola, per i teenagers è una piattaforma su cui appoggiare i piedi, le ginocchia, a volte i glutei ma mai, mai in posizioni che ricordino, neppure lontanamente, quelle che il mio severissimo nonno pretendeva da mia madre e che pure l’ortopedico consiglierebbe vivamente per evitare danni alla cervicale e alla spina dorsale.

Adesso le posture sulla sedie assumono nuove configurazioni.

Li osservate gli alunni? Loro, i maschi, usano spesso distendere il bacino in avanti sul sedile che ancora un po’ scivolano a terra, lasciando andare lunghe sotto il banco le gambe, pigramente abbandonate sul pavimento. Le alunne si esibiscono in posizioni più acrobatiche, invece: contorcono le gambe intrecciate intorno a sé stesse come serpenti, oppure si siedono sulle ginocchia in strane posizioni yoga, quando non osano addirittura rannicchiarsi sollevando sul sedile le scarpe. Dicono che stanno comode.

A tavola fanno fatica a resistere più di venti minuti; di solito i gomiti non solo stanno lontanissimi dal busto ma si ritrovano appoggiati sullo stesso piano del piatto per reggere meglio la testa reclinata, mentre con l’altro braccio si portano il cibo alla bocca. Sulla sedia la schiena sta obliqua come la torre di Pisa.

E se andate negli autobus, osserverete facilmente questa scena: la mamma si solleva dal sedile per fare sedere la figlioletta di quattro anni che si dimena allegramente, si solleva in piedi, scalcia oppure si distende comodamente come una regina mentre davanti a lei ci sono file di adulti pigiati uno sull’altro, spesso anziani, che di sedersi avrebbero tanto bisogno.

Anche al mare la scena è simile: sulla sedia a sdraio è seduto il bimbetto tonico ed energico a mangiucchiare la merenda, mentre la mamma e la nonna stanno accovacciate in basso, sull’asciugamano steso sulla sabbia rovente a rompersi la schiena; perché il bambino, dicono, non deve sporcarsi i piedini.

Ma perché è cambiato l’uso della sedia in pubblico?

Se cambia l’uso della sedia, allora ciò significa che sono cambiati i nostri sistemi educativi.

I giovani hanno un portamento più plastico, snodato, forse anche più ritorto rispetto al passato: questo perché noi adulti non li costringiamo più alla rigidità della postura o perché si sono dilatati i tempi in cui li obblighiamo a stare seduti in pubblico? Forse a scuola passano più tempo e quindi non reggono la sedia? Forse la posizione ad angolo retto di chi sta seduto è fuori moda? Siamo anche educativamente meno rigidi, così come lo siamo nel fare usare ai giovani più disinvoltamente la sedia?

E poi perché i giovani, pieni di energia e di forze, non si sollevano più in metropolitana per far posto alla signora di quarant’anni con i sacchetti della spesa? Anzi, spesso sono gli adulti a fare spazio ai bimbetti arzilli che, chissà perché, devono stare seduti invece di consumare l’eccesso di vigore di cui sono espressione pura. Non vedo più genitori che suggeriscono ai loro piccoli di alzarsi e lasciare sedere il signore con il giornale. Perché?

Perché la mamma a il papà si seggono sulla sabbia, costretti a torsioni faticose pur di lasciare la sedia a sdraio alla piccola creatura che non deve sporcarsi i piedi? Magari si divertirebbe di più a giocare con la sabbia, magari imparerebbe che lei non è sempre il centro assoluto dell’attenzione, che anche gli adulti hanno un corpo da soddisfare.

 

Certo è che l’uso della sedia è cambiato di molto. Osservate anche voi. E poi fatemi sapere.

Intanto, mentre sto scrivendo, sono seduta in metropolitana e la ruota di un passeggino con dentro un pargolo mi ha appena schiacciato un piede. Quindi di fianco a me non è un bambino che mi alita sul braccio, è il cucciolo di un barboncino, seduto correttamente sulla sedia accanto alla sua padrona.

Cristiana La Capria

 

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