LADY BIRD
-di Greta Gerwig, USA, durata 94 minuti-
Libera di andare
A CHI?
Agli adolescenti e, soprattutto, alle adolescenti e alle loro madri.
PERCHE’?
Per fare un sano allenamento alla corsa a ostacoli che figlie e mamme devono affrontare durante il tremendo periodo dell’adolescenza.
IL FILM:
Il film è una panoramica sul pazzo mondo frastagliato dell’adolescenza femminile. Viene raffigurata Christine, diciassettenne con la voglia di volare alto, di scardinare i confini, di oltrepassare le regole, e che per questo si è autobattezzata “Lady Bird.”
Il volto di una antieroina, non truccata, spettinata e con i segni dell’acne sulle guance ci mette nelle condizioni di vivere, a pochi metri di distanza, il percorso di formazione di una adolescente come tante, eppure diversa da tante. I tratti della sua storia non sono rosa, solo il vestito che lei indossa alla festa lo è: le relazioni con le coetanee sono quasi impossibili, il primo bacio non porta alla felicità, il primo incontro sessuale scatena la delusione, la scuola non accoglie i suoi desideri e, soprattutto, la relazione con la madre è amorevolmente soffocante.
Ma la gioia di ridere con la migliore amica, la soddisfazione che arriva dai complimenti del papà, la fiducia nelle proprie capacità di studio traspirano dall’aria ferma e opaca che circonda la sua piccola città californiana. Lady Bird incarna il ritratto del paradosso, dell’incontro con le belle emozioni, con la forza di cambiare, di ridere e dello scontro con le emozioni frustranti, con la depressione del padre, con la rabbia della madre; la recitazione rende così fecondi i tratti chiaroscuri dell’esperienza di crescita di una giovane rivoluzionaria, da rendere unico, nel suo genere, il tragitto narrativo disegnato da questo film.
La protagonista mette in azione un’immagine femminile da controproporre a quelle figurine piatte e patinate che invadono la scena di qualsiasi campo visivo: qui invece abbiamo una ragazza che vive il brutto e il bello di sé stessa, che punta sulle proprie forze, che non sogna il matrimonio o il principe azzurro, che cerca di affermare le proprie spinte di autonomia. Che vuole volare, malgrado i dolori e i tremori, verso una città più grande, più capace di farle spazio, dove sentirsi finalmente libera.
Vorrei, ancora, mettere in risalto la capacità di rappresentazione visuale del profilo così ricorrente della mamma cannibale che con la sua presenza divora l’identità filiale e anche il profilo di alcune facce scomode della società – l’omosessualità, l’adozione, la depressione – sfiorate con drammatica leggerezza. Da vedere per far venire a galla il coraggio di lottare per la libertà, di amare senza compromessi, di cercare la propria strada, di correre controvento. Un film da lodare, senza dubbio.
Cristiana La Capria
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Sono appena tornata dal cinema e ho ancora negli occhi e nel cuore le immagini e la emozioni di questo magnifico film. Poche volte mi è capitato di vedere un film sull’adolescenza così profondo, così vero, così delicato. E tu, Cristiana, sei stata bravissima a coglierne e descriverne gli aspetti più cruciali. Sicuramente da vedere e da lodare!