– da Marco Dallatomasina –
Ho letto il libro “Le colpe dei padri” di di Alessandro Perissinotto (Piemme 2013, pagine 316).
Lo suggerirei a coloro che hanno trascorso infanzia e adolescenza negli anni sessanta e settanta; a coloro che hanno frequentato il sogno di migliorare il mondo; a coloro che vogliono provare ad abitare dal di dentro l’eterno conflitto tra imprenditori e lavoratori, capitalisti e proletari.
Il lavoro di scavo dello scrittore ci conduce a confrontarci col microcosmo e col macrocosmo, con i drammi personali e collettivi, del passato e del presente che ci portano a domandare: chi è mio padre? E mia madre? Chi sono io? Come avrei potuto essere? Chi sarei adesso, se le cose fossero andate diversamente?
E se dentro di te abitasse un altro? E se scoprissi che all’origine di te stesso sosta, in attesa di essere svelato, ciò che a te è più distante di qualsiasi galassia o costellazione?
Un manager di successo, introdotto ormai nell’empireo degli ambienti economici e finanziari che contano, sta per fare il salto finale per atterrare nel settore degli uomini che “vivono nell’ombra”, quelli che decidono i destini dell’economia e della finanza, cioè i destini di tutti noi. Ma, per ottenere ciò, deve esibirsi nell’ultima prova, una ristrutturazione aziendale, cioè un eufemismo per dire: spostamento della produzione dove costa meno, provocando cassa integrazione, licenziamenti, drammi umani. Uno strano incidente d’auto, senza alcuna conseguenza, crea le condizioni per aprire un piccolo varco nella diga che aveva protetto il protagonista fino ad allora. E, come si sa, le piccole infiltrazioni d’acqua penetrano, scavano e, con l’inesorabile forza della pazienza, alla fine fanno crollare l’apparente massiccia muraglia. E la tragedia attende al varco.
Consigliabile per recuperare consapevolezza delle nostre origini sociali e, soprattutto, per guardare con sano distacco le origini della nostra provenienza individuale: padri e madri. Utile per camminare con più lucidità verso il futuro.
Marco Dallatomasina