L’INTERROGAZIONE  …

Mancavano dieci minuti alla fine della lezione di scienze.

 

Era l’ultima ora di quella lunghissima giornata, fuori il sole finalmente stava spuntando da dietro una fitta cortina di foschia e splendeva così tanto che bisognava uscire, restare dentro sarebbe stato uno spreco. Dopo un mese di pioggia non c’era niente di meglio che respirare aria calda e correre dietro al pallone, sotto il sole di aprile.

 

Michele Fassi non vedeva l’ora di scartare il panino con la mozzarella preparato da Giovanna, l’educatrice della casa famiglia dove viveva da cinque anni. Ormai aveva capito bene che sua madre non lo avrebbe più ripreso con sé e nessuna famiglia avrebbe accolto in affidamento un ragazzino di dodici anni come lui, era troppo tardi ormai. Riprese a pensare al suo panino, dopo averlo gustato sarebbe andato a giocare nel cortile di fronte. Mentre era distratto a figurarsi il mondo fuori dall’aula, Luca Attanasio gli toccò una spalla, lui sobbalzò, si girò di scatto verso il compagno e urtò con il gomito contro il libro che cadde pesantemente sul pavimento.

 

Ci fu un secondo di silenzio assoluto, il professor Cafiero che stava scrivendo sul registro si fermò, sollevò lo sguardo e si sfilò le lenti spesse, lasciando allo scoperto i suoi piccoli occhi verdi : – Cosa succede? – chiese infastidito. – Mi dispiace prof, non l’ho fatto apposta – si scusò Michele piegandosi a raccogliere il libro da terra. – Aspetta, Fassi. Invece di mettere il libro sul tuo banco, vieni a portarlo qui – propose il prof Cafiero indicando la cattedra – così parliamo un po’ di floricoltura, la lezione di oggi – controllò l’ora al polso – manca giusto il tempo per una breve interrogazione – sibilò.

 

Michele non aveva voglia di sollevarsi dal banco, aveva paura. Ma il professore non smetteva di fissarlo, gli occhi curiosi di tutta la classe stavano puntati su di lui. Fassi si trascinò lentamente e si piantò davanti alla cattedra. – Allora quali sono gli elementi che compongono un fiore? – domandò il docente. Fassi aveva nascosto le mani nelle tasche della felpa sbiadita, la pelle intorno al collo si stava arrossando. Abbassò la testa. – Non hai studiato, vero? – Michele scosse la testa, continuava a guardare in basso, verso le punte consumate delle scarpe da ginnastica. Avrebbe voluto sparire, invece di essere costretto a stare in piedi davanti al giudizio dell’unico professore a cui voleva un poco di bene.

Squillò la campanella, finalmente, era arrivato quel benedetto suono.

Mentre gli altri preparavano la cartella, il prof Cafiero si raccomandò – Lo so che non vedi l’ora di correre a giocare a pallone, ma il tempo per lo studio è fondamentale. Come puoi usare il pomeriggio in modo da imparare? – si chiese, sollevando gli occhi verso il soffitto per pensare meglio – Potresti andare lungo la strada che porta alla baia e fotografare tutti i fiori che incontri. Poi domani ne parliamo. Va bene? – Michele sollevò la testa, gli parve di respirare finalmente. Lasciò l’aula dopo tutti gli altri, in fretta.

La mattina seguente in prima ora Cafiero entrò in aula e trovò sulla cattedra un mazzo di fiori. – Li ho raccolti stamattina presto – annunciò Michele. Il profumo riempiva tutto lo spazio intorno. Il prof si sedette, gli occhi spalancati.

– Ieri pomeriggio ho fatto la passeggiata che mi ha consigliato… Ora conosco la composizione del fiore – affermò Michele mentre si avvicinava alla cattedra con fare spedito. Prese il primo fiore e, rivolto alla classe, cominciò: – Questo fiore è una margherita, è composta da …

Cafiero si mise in ascolto, intrecciò le dita delle mani, raddrizzò la schiena, si protese con il busto in avanti. Ma quella volta non si tolse gli occhiali spessi, volle tenere segreto lo sbalzo di tenerezza che gli stava pulsando negli occhi.

 

Cristiana La Capria

Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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Una risposta

  1. Mina ha detto:

    Bellissimo racconto, colmo di significato.

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