– di Andrey Zvyagintsev, Russia, 2017, durata 128 minuti –
Le conseguenze del vuoto amoroso
A CHI? A tutti i maggiorenni coinvolti nell’educazione di minori.
PERCHE’? Per sprofondare la vista nel ghiaccio del disamore e poi risalire con uno sguardo diverso, per forza.
IL FILM. E’ un noir immerso nel bianco questo film che riesce a pittare il profilo di una società russa indifferente, inondando le inquadrature con la fotografia di zone innevate e desolate. Siamo a Mosca, il colore del cielo e dei soffitti degli interni sono tutti dello stesso identico grigio plumbeo, un timbro cromatico che esalta la mancanza, di caldo e di spessore. Sullo sfondo di una superficie urbana rappresentata attraverso le lastre di vetro delle finestre di appartamenti squadrati, scorre il primo piano degli occhi schermati di Alexey, che a dodici anni ha già accumulato nello sguardo una forte dose di gelo. Mamma e papà urlano, si stanno separando, hanno già un nuovo legame sentimentale, non intendono prendersi cura del figlio. Chi gli parla della situazione? Una inquadratura – che vale l’intero film, sorprende dietro la porta del bagno, nel buio, la faccia impietrita del ragazzetto, con le mani premute sulle orecchie. Lui sa. Il giorno dopo esce di casa, da solo. Per quasi la metà della durata del film, seguiamo sua madre e suo padre che incontrano i rispettivi amanti, passano il tempo con loro, parlano di sé, pensano a sé. Intanto il tempo passa, noi che osserviamo da fuori siamo sulle spine, nessuna inquadratura viene dedicata a Alexey. Dove è andato a finire? Scomparso. I genitori se ne accorgono dopo un giorno. A casa non tornerà più. Inutile chiedere cosa gli è successo, dove è andato, con chi. Non lo sapremo. Ma sappiamo il perché. Questo conta. A spingerlo via dalla sua famiglia artificiale è proprio il rifiuto di mamma e di papà, un peso insopportabile, indimenticabile, inaccettabile. Senza alcuna ridondanza, il film fa esplodere davanti ai nostri occhi la superficie glaciale di una società iperattiva, iperconnessa, iperegoica che scollega le emozioni, non annoda reti sociali, si perde nel vuoto siderale dell’Io. Le conseguenze sono irrimediabili. La società tecnologicamente e culturalmente “avanzata” ha perso i suoi figli, ha smesso di partorire legami, di creare gioia. Loveless, senza amore. L’aggettivo inglese è fin troppo morbido, le sue conseguenze, invece, sono brutali. E quando esci dal cinema, anche se fuori ci sono ben 10 gradi, serri i denti per non farli battere. Da vedere per affrontare la violenza del non amore.
Cristiana La Capria
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