MA QUALE SESSO?
La concorrente –
Il Ministero dell’Istruzione ha una concorrente che non ha eguali, lascia tutti indietro, anzi ha già raggiunto il podio. Penetra nelle menti dei giovanissimi e ha campo libero nell’insegnamento della materia più allettante: il sesso. Ebbene sì, già alle scuole elementari la Maestra Paola ha una nuova collega: la Maestra Porno. Mentre la maestra in carne ed ossa insegna in classe, l’altra insegna in tutti gli altri luoghi, è virtuale e ha molto successo; le sue lezioni sono seguite da un numero di minorenni in rapida salita perché non interroga, non chiede di pensare, scatena un’immediata eccitazione, è disponibile a tutte le ore, basta un click ed eccola sullo schermo degli smartphone, dei tablet, dei pc.
La pornografia sale, scende l’età
I dati riferiti dal Corriere della Sera del 16 dicembre 2021 ci dicono che nel mondo, dei dieci siti più visitati, due sono di pornografia e il primo nella lista, Google, viene usato una volta su quattro per ricercare materiale pornografico. Ma non sono più soltanto gli adulti e i giovani ad essere catturati dalla seduzione del porno. Troviamo utenti di dodici, undici, dieci, nove anni. E il conto alla rovescia non ci metterà troppo ad arrivare fino all’asilo nido. Che sta succedendo? Certamente la pandemia ha intensificato il processo: la separazione dei corpi, il raffreddamento dei legami, l’isolamento affettivo hanno scavato quel vuoto relazionale ed emotivo già aperto che si è cercato di riempire ricorrendo a ciò che la Rete offre gratis, anche se ai minori sarebbe proibito. Ma non diamo solo la colpa alla pandemia.
A scuola di sesso
Quel vuoto lo creiamo noi adulti che con i minorenni in cerca di risposte non riusciamo a parlare di sesso. Ce l’ha raccontato bene Billie Eilish, la cantante diciannovenne con oltre 97 milioni di follower, che denuncia l’effetto velenoso delle abbuffate di video-hot consumate quando aveva solo undici anni: pensava che, siccome in casa non se ne parlava, quello fosse il modo più facile per imparare a fare sesso. Sesso? Abbiamo capito bene? Tutto ciò che riguarda la sfera intima del sentire, dell’identità, dell’espressione di sé, diventa un gesto da imparare a imitare? Ebbene sì, perché questo passa attraverso il materiale pornografico: il sesso è una cosa che si fa con il corpo, che si impara a fare come si impara a costruire la casa con i Lego. Il sesso però non è un meccanismo, non è una tecnica. Chi lo dice agli utenti ultra teenager? Se non ne parliamo noi che i minori li accompagniamo nel tragitto di vita, chi lo fa? Se i genitori e gli insegnanti non raccontano, ciascuno ovviamente dalla propria postazione educativa, della sessualità, della relazione con l’altro, del senso del desiderio allora, di sicuro, lo farà qualcun altro.
Il supplente
Qualcun altro lo sta già facendo da un pezzo e si è piazzato alla grande nel vuoto cosmico lasciato da chi si occupa di educazione; il grande supplente di questa nostra assenza è il sito YouPorn che entra negli occhi di milioni di preadolescenti con la rapidità e la prepotenza di un missile in un laghetto e il paradosso è che la pornografia di sesso non sa proprio niente; la pornografia non è sesso, non lo esprime, non lo rappresenta, non è capace di fare altro che mettere in scena corpi (o pezzi di corpi) che esibiscono artificiose meccaniche sessuali. Operazioni fisiche che straziano il senso del desiderio, che scarnificano l’idea dell’incontro sensuale, accoppiamenti in cui spessissimo i corpi femminili sono stravolti, manipolati, offesi, violentati nel corso di simulazioni di copule che di umano non hanno neppure l’odore. E così i giovanissimi e le giovanissime, proprio come ha confessato la cantante Eilish, si espongono a tutto ciò credendo di trovare il sesso, ovvero ciò che la pornografia non è in grado di insegnare.
Potere
Tanto mio figlio imparerà con l’esperienza, dicono i genitori, tanto lo devono insegnare i genitori, dicono gli insegnanti; facciamolo fare agli esperti psicologi e sessuologi, dicono gli esperti. La parola sesso è ancora tabù, è peccato. Lo diceva bene Foucault cinquant’anni fa. Ma oggi se rimane tabù fa ancora più male. Perché gli effetti della sua presenza lasciano tracce che segnano il cervello in formazione dei preadolescenti. Vedere quantità massicce di riproduzioni meccaniche di atti sessuali (spesso violenti) è come berle o deglutirle, significa tatuare i neuroni delle nuove generazioni e spingerli a comportamenti che uccidono l’eros. E allora più noi rimaniamo in silenzio, più lasciamo che a parlare sia la pornografia. Si tratta di un problema di potere, ovviamente. Scandaloso potere. Lo assecondiamo?
Cristiana La Capria