NON E’ TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA NELLA ‘RETE’

Da due anni sono stata designata Animatrice digitale del mio Liceo, un titolo solo onorifico; incredibile pensare a quanti soldi il Miur abbia sperperato in corsi di formazione verbosi e vuoti, per noi e il team digitale, e quanto abbia ignorato una nostra remunerazione, ma si dice che il prossimo anno si provvederà! Mi è stato richiesto di frequentare infinite ore di aggiornamento, tolte anche ad ore scolastiche, che non mi hanno lasciato nulla, anzi spesso sono stati solo i project work che abbiamo svolto, a mo’ di cavie, a riempire e arricchire piattaforme PNSD, prive, o quasi, di risorse didattiche. Nella legge 107 le competenze digitali sono diventate le regine e gli Animatori digitali gli Alfieri nel feudale organigramma scolastico, innovatori, esperti, leader con una serie di mansioni che neanche un CO di Microsoft o Apple sarebbero all’altezza di svolgere. Ma ritorniamo alle competenze digitali che io ho acquisito grazie ad una grande passione e con certificazioni, Mooc e corsi che mi sono seguita a mie spese e per conto mio; è arrivato il tempo di fare bilanci, non su statistiche internazionali, ma nazionali. Che ricadute hanno avuto nella didattica tradizionale, l’uso in classe di tablet, la partecipazione a classi virtuali e social come Google Classroom, Edmodo e mille altre? La classecapovolta ha realmente sgominato la lezione frontale? La tecnologia ha arricchito il concetto di cultura intesa come ricerca, studio e collaborazione? Io sono anche una formatrice e ho tenuto decine di corsi sulle tecnologie didattiche ai miei e alle mie colleghe; ho illustrato, spiegato e proposto programmi, app, tool su classi virtuali, strumenti digitali, social, coding, cloud, video editing, YouTube, iPad, tablet, potenzialità di Google education, privacy, sicurezza in internet, motori di ricerca, eppure tutto questo può accelerare e migliorare la nostra ricerca, può rendere più accattivante la veste grafica dei nostri progetti, può alleggerire le nostre compilazioni, può costruire nuove forme di comunicazione con le nostre studentesse e i nostri studenti, ma non può competere con l’impatto che hanno le nostre parole, la nostra voce, il nostro sapere, la nostra capacità di cogliere, osservare, valutare, la nostra vitalità di trasmissione e di coinvolgimento. È bello lavorare con le immagini, con le foto,con i video, quando si studia, è divertente rispondere ad un quiz che in tempo reale, ti dá già il risultato, è utile inviare un saggio su google drive e vedere le correzioni del docente con note e inviti a modificare il testo in condivisione, ma la lettura, la scrittura, lo studio, il ragionamento sono ineliminabili e insostituibili; non c’è competenza senza conoscenza, non c’è cultura senza studio e non c’è studio senza lettura e potrei andare avanti. Apparirò contraddittoria, ma ho sempre preferito la contraddizione al falso rigore della coerenza, credo che la comunità scolastica sia l’unica a poter far fronte all’aRmata innovazione, non cedendo come i consumatori sotto i colpi della pubblicità, ma rivendicando l’originalità e insostituibilità della propria forza culturale e sociale.
Cara Stefania, pur essendo io solo un’ animatrice senza essere digitale e pur essendo dotata di contenute abilità informatiche, condivido pienamente la tua profonda analisi politica e pedagogica dell’educazione online. Apprezzo il pezzo. Stimo te.
Grazie per la stima che sai è reciproca.