PERCHE’ LEGGERE “I MALAVOGLIA”
– da Stella Magnifico, ex studentessa dell’I.I.S. “Oriani Mazzini” di Milano –
“I Malavoglia” è il romanzo più conosciuto dello scrittore siciliano Giovanni Verga; uscì in stampa per la prima volta nel 1881. È ambientato tra il 1863 e il 1878, è quindi ricco di riferimenti della storia di quel tempo.
Il romanzo ruota intorno alle sventure della famiglia Toscano, ovvero “Malavoglia”, soprannominata così dai compaesani nonostante sia dedita al lavoro. Le vicende si svolgono ad Aci Trezza, un paese della Sicilia.
La famiglia dei Malavoglia è molto numerosa, composta da tre generazioni a partire dal nonno (Padron ‘Ntoni) che è il capofamiglia, dedito alla pesca con la sua indispensabile barca denominata “Provvidenza”, l’unico mezzo di sussistenza della famiglia.
Le disavventure hanno inizio proprio dal naufragio della Provvidenza: sono molte le disgrazie che da quel momento la famiglia sarà costretta ad affrontare. Da qui ha inizio una trama complessa che racchiude una serie di situazioni imprevedibili e rovesci che vanno colpo su colpo contro i Malavoglia, ogni volta che a forza di rassegnazione e coraggio riescono a rialzarsi dal colpo precedente.
Dalla lettura di questo romanzo si può cogliere il pensiero di Verga concentrato sulla questione della “brama di meglio” che, secondo l’autore, rappresenta l’impossibilità per gli “umili” di raggiungere uno stato sociale più elevato, essi sono destinati a rimanere nella propria condizione economica e sociale perché ogni tentativo di riscatto è vano, fallisce o procura dolori.
“I Malavoglia” è uno dei libri più consigliati dai professori agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado.
È molto frequente il discorso diretto, ricco di espressioni dialettali e soprattutto di proverbi, riferiti ai momenti di vita.
Trattandosi di un romanzo verista, Verga non interviene mai con i propri giudizi (tecnica dell’impersonalità): è il mondo popolare di Aci Trezza che “parla”.
Consiglio questo romanzo a tutti/e coloro che amano le vicende movimentate; ogni “sventura”, infatti, suscita in chi legge la curiosità di sapere come la vicenda vada a finire, motivando così la lettura fino alle ultime pagine del romanzo. Non si accusa noia o calo di interesse. Promesso!
Stella Magnifico