Walter Siti, autore del romanzo Resistere non serve a niente, è il vincitore assoluto del premio Strega 2013 con 165 voti; alle sue spalle Alessandro Perissinotto (78 voti), Paolo Di Paolo (77), Romana Petri e Simona Sparaco (26). Resistere non serve a niente è la storia di Tommaso, un ragazzo di periferia che in pochi anni raggiunge i vertici della finanza e diviene il simbolo di quella zona grigia tra criminalità e Stato che ancora fatica ad essere identificata con certezza dalle forze dell’ordine. Inizialmente Siti ci presenta il suo protagonista come un bambino povero e obeso; il cibo, queste le parole dello stesso autore in occasione della presentazione dei finalisti Strega agli studenti del Lazio, viene interpretato come qualcosa che non è in grado di resistere a chi lo desidera. Con il passare degli anni, un intervento di liposuzione rigenera esteriormente e interiormente il ragazzo, preparandolo ad un radicale cambiamento di vita. Il giovane uomo intraprende gli studi di economia, entrando in contatto con il mondo della finanza e della criminalità. Da quel momento, ad appagare i propri desideri fisici non è più il cibo, bensì le frequenti avventure sessuali con donne di ogni genere. Nel romanzo, il ruolo della donna viene totalmente strumentalizzato; tutte le figure femminili vengono presentate con estrema volgarità e in uno stato di assoluta dipendenza dall’uomo che le “possiede”, tanto che le parole dell’autore riguardo al cibo (qualcosa che non è in grado di resistere a chi lo desidera) possono rimandare anche alla figura femminile. Un messaggio allarmante e pericoloso, quello che traspare da queste pagine, specialmente in un periodo in cui si verificano casi di femminicidio tanto numerosi e cruenti; un messaggio che, vista la popolarità che il romanzo sta riscuotendo anche grazie alla vittoria del premio Strega, rischia di finire nelle mani sbagliate. Da segnalare allora le dichiarazioni della finalista Romana Petri in seguito al verdetto della giuria: “Il premio Strega non è un premio per donne, né giovani né vecchie. E’ dura, fate il calcolo: considerate il numero degli Strega e vedrete quante donne hanno vinto”. In una società ancora sessista, anche un premio letterario prestigioso come il premio Strega (“chi vuole fare lo scrittore in Italia sogna di far parte di questa competizione”, le parole del terzo classificato Paolo Di Paolo) sembra caratterizzato dalla stessa mentalità. Un’ulteriore polemica è stata accesa dalla stessa scrittrice riguardo alle case editrici dei romanzi: “Ѐ anche un premio dove non si cambia quasi mai l’editore vincente”. Come spesso accade, le motivazioni sociali ed economiche finiscono per superare il merito, tanto che romanzi commoventi e carichi di valori umani, quali Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti, fuori dalla finale, o Nessuno sa di noi di Simona Sparaco, giunta solo quinta, non hanno ottenuto il giusto riconoscimento.
Nicolò Piacentini studente del primo liceo classico “Aristofane” di Roma