Dopo aver letto in sintesi il rapporto sul cambiamento climatico IPCC2019 ho pensato bene di confrontarmi con uno scrittore che da anni si documenta su tali questioni e che, in modo assolutamente non fanatico, ci invita a riflettere su cosa potremo fare, nel nostro piccolo, per arginare gli effetti inevitabili e catastrofici della crisi del nostro pianeta. La prende alla lontana, nel senso che non entra in media res brutalmente, ma per approssimazioni e con esempi del passato; ci racconta di come i cittadini americani, durante la Seconda guerra mondiale, da lontano, senza vedere il pericolo e gli effetti devastanti della guerra, contribuirono ad aiutare i loro soldati sul fronte d’oltreoceano, imponendosi grossi sacrifici nello stile di vita. In fondo anche noi, più fortunati, ancora non sentiamo sulla nostra pelle il problema, nonostante la nostra meravigliosa casa abbia il tetto a rischio di rottura, ma dobbiamo iniziare necessariamente a cambiare i nostri stili di vita.
Sorprendentemente il registro cambia e la narrazione si trasforma in un manifesto con punti chiari e di grande impatto:
- Tenendo conto dei meccanismi naturali che influenzano il clima, l’attività umana è responsabile del 100 percento del riscaldamento globale avvenuto dall’inizio della Rivoluzione industriale, intorno al 1750.
- Il cambiamento climatico in corso è il primo determinato da un animale e non da un evento naturale.
- L’umanità rappresenta lo 0,01 percento della vita sulla Terra.
- Dall’avvento dell’agricoltura, circa dodicimila anni fa, gli esseri umani hanno distrutto l’83 percento di tutti i mammiferi selvatici e la metà delle piante
- A livello globale, l’umanità sfrutta il 59 percento di tutta la terra coltivabile per crescere foraggio per il
- Un terzo di tutta l’acqua potabile usata dall’ uomo è destinata al bestiame, mentre un trentesimo appena è utilizzata nelle case.
- Il 60 percento di tutti i mammiferi presenti sulla Terra sono animali allevati a scopi alimentari.
- Ci sono voluti duecentomila anni perché la popolazione umana raggiungesse il miliardo, ma altri duecento soltanto perché arrivasse a sette miliardi.
- Come le console dei videogiochi, l’allevamento industriale è un’invenzione degli anni Sessanta. Prima, gli animali venivano allevati all’ aperto in concentrazioni sostenibili.
- Nel 2018, più del 99 percento degli animali consumati in America proveniva da allevamenti industriali
- L’allevamento è responsabile del 91 percento della deforestazione amazzonica
- Il bestiame è la fonte principale di emissioni di metano e di protossido di azoto
Dunque
L’allevamento è una delle / la causa principale dei cambiamenti climatici
- Non sappiamo con certezza se l’allevamento sia una delle cause principali dei cambiamenti climatici oppure la causa principale dei cambiamenti climatici.
- Sappiamo con certezza che non possiamo occuparci dei cambiamenti climatici senza occuparci dell’allevamento degli animali
Le quattro cose di maggiore impatto che un individuo può fare per contrastare il mutamento climatico sono: avere un’alimentazione a base vegetale, evitare di viaggiare in aereo, vivere senza macchina e fare meno figli.Di queste quattro azioni, solo un’alimentazione a base vegetale affronta immediatamente il problema del metano e del protossido di azoto, i gas serra su cui è più urgente intervenire.
Per cui
Leggendo questo libro, soprattutto le docenti, avranno tanti argomenti da affrontare in classe con studenti affamati, non troppo di sapere, ma che almeno inizieranno a mangiare meno carne e a contribuire a salvare il pianeta.