Abbiamo cominciato a lavorare sulle regole che andrebbero seguite a tavola e anche sulle regole di buon vicinato. Le alunne e gli alunni della classe 2^B della Scuola media Dante Alighieri di Pero (Mi) hanno avuto una serie di confronti tra loro e hanno scoperto che trasgredire è bello ma rispettare è ancora più bello, quando ne si comprende appieno il senso. Dopo avere elencato le regole principali, hanno scritto un breve racconto immaginando di avere come protagonista un coetaneo/ a che le regole non le rispetta. Qui di seguito i tre racconti più votati. Buona lettura.
Storia di un’amicizia che non avrei mai detto Ho conosciuto una nuova compagna di classe, è arrivata da circa una settimana.
Ha dodici anni; ha i capelli ricci e rossi e gli occhi verdi; la prima cosa che mi ha colpita di lei è che si veste in modo scoordinato: al principio non mi ha fatto una buona impressione.
Non sa proprio cosa significhino le regole, infatti, io sto cercando di aiutarla a rispettarle; per esempio si alza di continuo da tavola, si mette accovacciata sulla sedia, mangia con la bocca aperta e poi l’altro giorno, quando abbiamo incontrato la sua vicina che ci ha gentilmente salutate, lei non ha reagito per niente.
Quasi tutti i pomeriggi frequenta dei corsi per imparare a studiare correttamente, ma non rispetta i suoi insegnanti: risponde male, non si impegna, è disordinata, insomma fa sì che ogni pomeriggio l’insegnante finisca la lezione stremata.
La sera, a cena, quando sono stata a casa sua, ho notato che tratta i suoi genitori in modo molto sgarbato, infatti non usa termini di cortesia come “grazie” e “per favore,” inizia a cenare senza aspettare nessuno e parla a bocca piena.
Però nonostante ciò, lei mi piace, passiamo parecchio tempo insieme;è simpatica, intelligente e abbiamo legato molto. Le voglio bene e sono sicura che con il tempo imparerà a rispettare di più gli altri e ne sarà felice.
Gaia Maltese
Samuele e il bon-ton
Samuele è un ragazzo generoso, ma purtroppo i genitori non gli hanno insegnato le buone maniere per mangiare, perché a loro non importa dato che considerano la cena soltanto un’occasione per nutrirsi e non per passare del tempo insieme. È deducibile dal fatto che la mamma mangia sul letto, il padre nella vasca da bagno, mentre Samuele mangia sotto il tavolo della cucina perché il pavimento d’estate è fresco, lo rilassa, lo protegge dal fumo dei broccoli affumicati che arriva dai fornelli; a volte Samuele non ci tiene neanche a stare in salotto, qualche volta mangia su una sedia in camera sua. Un giorno la ragazza che gli piace, Veronica, lo invita a cena per il compleanno di sua madre. La cena si svolgerà in un ristorante molto costoso in centro città e per Samuele l’ansia sale sempre di più, ma non vuole rinunciare e pensa che non sarà poi così tanto difficile comportarsi in modo educato in pubblico. Arrivato sul posto, e fatti gli auguri alla madre di Veronica, è tempo di ordinare, ma lui non capisce niente di quanto è scritto nel menù dato che è in francese, allora ordina un piatto a caso, per non dimostrare il suo disagio. Tutti hanno ordinato cibi buonissimi, ma quando Samuele scoperchia il suo piatto, si trova delle lumache; i parenti di Veronica non sembrano disgustati, anzi sembra che siano pentiti di per non averli ordinati anche loro. Samuele, per quanto si sforzi di essere educato, pare comunque goffo, perché non riesce a non tenere un piede sotto il sedere e allungarsi e dondolarsi davanti agli ospiti, senza neanche scusarsi o chiedere per favore quando gli passano l’acqua. Come se non bastasse, mentre si alza da tavola per andare a chiedere del pane per farne molliche da bagnare nell’acqua, fa rovesciare la zuppa bollente addosso al nonno di Veronica e, nel raccogliere il tovagliolo per aiutarlo ad asciugarsi, rovescia il piatto con le lumache e una va a finire sulla fronte di Veronica che si trova dall’altra parte del tavolo. Tornato a casa, Samuele si mette nel letto a piangere in silenzio, perché si è reso conto di aver fatto una figuraccia davanti alla ragazza che gli piace. Poi racconta tutto al suo migliore amico il quale lo invita a pranzo e gli insegna un po’ di buone maniere, ad esempio a stare dritto e composto quando mangia, lasciar stare il pane e masticare a bocca chiusa, non alzarsi per niente e chiedere per piacere, senza saltare in braccio al vicino per prendere il pane dal cestino.
Sara Murru & Luca Mangarea
Il rispetto delle regole
Un sabato, dopo la partita, un mio compagno di calcio, Pasquale, mi ha invitato a cena a casa sua. Quando siamo arrivati a casa abbiamo incontrato i suoi vicini e io li ho salutati gentilmente, mentre lui no. In particolare il suo vicino, una persona molto anziana, stava portando tre sacchetti della spesa e, senza esitare, io l’ho aiutato a portare i sacchetti fino a casa. Pasquale, al mio ritorno, mi ha preso in giro dicendomi che lui non l’avrebbe mai aiutato. Entrati in casa, Pasquale ha acceso subito le casse dello stereo a tutto volume, ma io non ero d’accordo; c’era una gran confusione! Non potete immaginare a cena … Continuava a dondolarsi sulla sedia, si rivolgeva ai suoi genitori senza mai dire “grazie” o “per piacere;”pretendeva e basta! A me faceva un po’ senso il vederlo masticare in continuazione con la bocca aperta e poi parlava e mangiava contemporaneamente. Mi sono vergognato per lui. Infine dopo cena, si è alzato e se n’è andato in camera senza chiedere il permesso e pretendeva che io lo seguissi. I suoi genitori erano imbarazzati e arrabbiati.Se io avessi avuto questo tipo di comportamento con i miei genitori, mi avrebbero di sicuro punito. Ma proprio di sicuro!
Alberto W. Pluderi