Racconti di Scuola

SCIALLA!

di Francesco Bruni, Italia 2011, durata 95 minuti, in DVD

A CHI? agli studenti e alle studentesse dai 14 ai 18 anni e ai docenti

PERCHE’? per esaminare il conflitto strutturale tra padre – figlio e tra insegnante – alunno. E cercare di inventarsi un modo per fare comunicare linguaggi diversi. 

IL FILM  è una commedia che scorre sul filo di una sceneggiatura minimalista, che sta in piedi sui soliti rapporti conflittuali tra i soliti personaggi nella solita scenografia metropolitana. Siamo a Roma dove un professore e uno studente, divenuti coinquilini per uno strano evento, si scoprono padre e figlio e imparano a gestire il nuovo legame. Ma la patina di dejà vu rivela particolari insoliti che, a ben guardare, non sono proprio rassicuranti. Bruno è docente di italiano e latino, ha smesso di insegnare, non tornerebbe mai più a scuola. Triste, apatico, catatonico. Eppure è intensamente avvinghiato agli insegnamenti letterari dei padri latini, che cita di frequente e con passione. Le uniche parole che lo fanno vibrare sono quelle latine. Luca è studente al liceo classico, nella scuola sta stretto come un ippopotamo in un vaso di fiori, perciò in classe ci arriva sempre tardi e malvolentieri. Ansioso, insofferente, inquieto. Si allena a boxe, non conosce un’acca di latino ma parla bene la lingua degli sciallati, quella che esorta a prendere tutto con calma, quando tutto calmo non è. I gesti di rabbia rivolti agli adulti, le mosse azzardate che lo spingono nelle braccia dello spaccio di droga, i sorrisi a metà scambiati con gli amici raccontano e ricordano molti ma molti profili simili al suo, qui, ora, nella scuola di oggi. Con un mondo interno sgangherato ma vivo, alla ricerca di un presente senza pesi sulle spalle, perché fa troppa paura sognare se poi il sogno non si realizza.

Mi metto nei panni di un adolescente e mi chiedo come si possa imparare la storia di Achille se si è seduti in un’aula dalle pareti soffocanti e l’insegnante, ritta su sé stessa come una mazza di scopa, è pronta solo a voler correggere l’incorreggibile? Certo che è poi molto meglio tapparsi le orecchie con le note di musica rap e fissare là, fuori dalla finestra.

Al professore abulico, quando scopre che il suo studente è pure suo figlio, capita di provare finalmente delle emozioni. Di paura, soprattutto; pensando che il figlio senza titoli di studio e senza ambizioni avrà un futuro zoppo, che vive in un presente fermo, schivo, e si mette pure in fuga da tutti quelli che provano ad “accollarsi” a lui. Alla fine un legame tra i due si forma, il che è davvero un enorme traguardo. Ma l’orizzonte è spento, i riverberi della stanchezza del padre/professore intrecciano le ombre esistenziali del figlio/studente. E attendiamo una svolta che non arriva mai, nel film. La presentazione della vicenda accade senza retorica e senza punteggiature morali. Il vero scenario della vicenda è il linguaggio, anzi l’incrocio tra il linguaggio veneto dell’adulto e il linguaggio spinto romanesco del giovane che, appena le circostanze assumono un livello di complicazione superiore ad 1, sfodera l’imperativo magico “scialla”: stai tranquillo, vivi sereno, è tutto a posto, non ci pensare, rilassati, prenditela comoda, non ti preoccupare. “Scialla”! è l’imperativo del titolo del film, il suo contenuto però  può avere effetti collaterali opposti. Un film che ti fa pensare nello stesso momento in cui ti chiede di non farlo. Interessante.

Da vedere per cercare un modo positivo di comunicare con le generazioni diverse dalla nostra.

*pubblicato con modifiche in Pedagogika.it, anno XVI, n. 1, pp. 114-115

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